Qualche tempo fa andai con gli amici in vacanza in un’isola spagnola.
Gli Italiani si sa sono dappertutto, così come i miei clienti.
Difatti, anche la trovai un mio cliente, fortunatamente era uno che non veniva spesso.
Ricordo, anni prima, di essermi trovata in campeggio dove poco dopo mi campeggio’ vicino un cliente che vedovo tutti i giorni per tutto il giorno e lo obbligai ad andarsene.
Questo tipo era uno un po’ particolare, girava una voce secondo cui possedeva una Porche con il motore di un’altra macchina e la domenica la tirava fuori dal garage, ci faceva pochi centilitri di benzina e girava due o tre volte davanti ai locali più fighi per poi rimetterla in garage per la settimana dopo.
Qualche tempo fa andai con gli amici in vacanza in un’isola spagnola.
Gli Italiani si sa sono dappertutto, così come i miei clienti.
Difatti, anche la trovai un mio cliente, fortunatamente era uno che non veniva spesso.
Ricordo, anni prima, di essermi trovata in campeggio dove poco dopo mi campeggio’ vicino un cliente che vedovo tutti i giorni per tutto il giorno e lo obbligai ad andarsene.
Questo tipo era uno un po’ particolare, girava una voce secondo cui possedeva una Porche con il motore di un’altra macchina e la domenica la tirava fuori dal garage, ci faceva pochi centilitri di benzina e girava due o tre volte davanti ai locali più fighi per poi rimetterla in garage per la settimana dopo.
Nell’isola quell’anno era con la moglie e i suoceri in un albergo, dopo uno scambio di formalità e di informazioni sull’isola, ci chiese se volevamo provare il buffet del suo albergo perché era veramente fantastico. Noi accettammo. L’albergo era veramente molto bello, il buffet all’aperto era ricchissimo, trionfava su tutto una gigantesca paella, ricoperta di scampi giganti, una meraviglia. Io e i miei amici cominciammo a sfilare con in nostri piatti e a servirci delle varie leccornie, lo chef ci supportava nell’operazione.
Il mio cliente rimase ultimo della fila, noi ci sedemmo e assistemmo a questa scena.
Catena montuosa di paella con vette di scampi giganti, il mio cliente che si ferma davanti, ci guarda per attirare la nostra attenzione, con gesto sicuro si piazza nel piatto sette o otto scampi giganti, i più giganti.
Mentre sta per allontanarsi improvvisamente lo chef spunta da dietro la maestosa paella ed afferra il polso del mio cliente, torcendolo finche’ gli scampi nel piatto non tornano al loro posto, sopra la paella.
Lo chef con calma ricompone la frattura del polso, rimette in piano il piatto e glia piazza sopra due cucchiaiate di solo riso, guardando il mio cliente con occhi di brace.
Quando il mio povero cliente si e’ seduto vicino a noi era sotto shock e io che ho il cuore tenero gli ho regalato il mio scampo gigante.
D.R.C.
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