IL 12 SELVAZZANO

Il florido periodo economico che stiamo vivendo ci spinge in continuazione a dover fare dei conti, fra i tanti, anche quelli per il trasporto. Cosi’ si trovano varie maniere per sostituire l’ automobile, divoratrice di carburante, che fra l’altro va tutto sprecato in interminabili code ad andature a passo d’uomo. Ho privilegiato da tanto tempo lo scooter, vuoi per una “allergia” alla guida dell’auto, vuoi per praticita’, visto che il mio lavoro e’ in pieno centro storico. Il mio scooter e’ un Free del ’99, il famoso motorino della mutua, fra un po’ diventa d’epoca, cosi’ corro anche la domenica ecologica e no pago piu’ il bollo. Io me ne sono innamorata quando ho visto che l’eta’ media di chi privilegia questo mezzo, supera di gran lunga i sessanta. Tutti mi dicono di buttarlo, la mia migliore amica, Gianna, si vergogna un po’ quando arrivo con il mio ADORATO motorino e mi affianco a lei, dice che le rovino la piazza. Io comunque lo trovo veramente versatile e bellissimo, ci carico certe spese da riempire un camion e nessuno me lo ruba anche con la chiave su’. Qualche volta pero’ sono costretta per cause maggiori, non certo per volonta’, lui lo sa, lui , inteso come motorino, a lasciarlo a casa e dover prendere il bus. Il bus del mio paese, o citta’ come, senza diritto secondo me si definisce, un luogo dove i mezzi pubblici sono miraggi. Sara’ pur vero che la strada e’ sempre trafficatissima, ma aspettare un bus sempre piu’ di un ora, mi sembra tanto. Cosi’ succede che uno ci rinuncia, allora rimangono pochi passeggeri e non si pensa altresì di potenziare i mezzi. Nel mio paese abitano 30000 persone. Nonostante tutto, dicevo prima, ho provato l’ebbrezza di aspettare il bus per 40 minuti alle 19 di un novembre nebbioso, cosi’ un po’ per la nebbia un po’ per la disperazione quando ho visto due bei fari grossi ho tirato fuori il braccio. Era un tir. Un’altra volta con una bufera di neve in corso, alle 10 del mattino, io ed un signore dopo 1 ora e mezza di attesa (il mio piccolo ombrellino era diventato un cappuccio con dentro due teste) abbiamo fatto l’auto stop e siamo stati caricati da un furgone di muratori, benedetti, quando oramai eravamo al limite dell’assideramento. Un anno fa sono salita (mi sono buttata in mezzo alla strada a costo di morire) su di un bus, che trovandosi ormai a doppiare la corsa, erano due bus di due ore di ritardo, aveva scritto sul display FUORI SERVIZIO. Un altra volta il conducente non si e’ proprio fermato. Per fortuna 100 metri dopo c’e’ un semaforo e con una corsa l’ho raggiunto. Una delle poche volte che era in orario ed io mi ero preparata tutta elegante per uscire. Ho bussato alle porte, lui ha aperto, io con Leggi tutto “IL 12 SELVAZZANO”

IL RITORNO

Anche quest’anno il rito della transumanza della mamma e della zia si e’ ripetuto, come ogni anno in quel moto perpetuo tanto temuto ma tanto rassicurante. Naturalmente le vacanze sono passate, come tutti gli anni, tra litigi e momenti di tregua armata. Quando mia madre mi rassicura al telefono che le cose vanno benissimo, rimango sempre un po’ interdetta, non so mai se gioire o preoccuparmi. Di solito alla mia domanda di ragguagli, mia madre con mezza bocca mi dice che le “goccette” che da a mia zia sono miracolose. Quest’ anno come testimone dell’evento “ritorno”  c’era in montagna, da un po’ di giorni, l’amica di mia mamma Maria e il mio compagno. Hanno potuto toccare con mano l’atmosfera elettrica che ormai intasava l’aria da giorni. Mia madre era come un reattore nucleare fuori controllo, mia zia subiva ormai l’effetto contrario delle mitiche “goccette”, invece di tranquillizzarla la caricavano come un atleta dopato. In mezzo: le due povere vittime. La tensione divento’ incontrollata quando al momento di partire, mia zia che e’ un TORMENTONE VIVENTE, disse di non trovare piu’ le chiavi di casa. Leggi tutto “IL RITORNO”