HOTEL CALIFORNIA

Finalmente le ferie, stanchi, reduci da un anno di lavoro.  Voglia di mare, rimanere da soli e rilassarci.

Come ogni anno, arriva il momento di partire e siamo “scoppiati”. Non possiamo ancora mollare la tensione.

perché dobbiamo arrivare in albergo, che e’ già prenotato (con caparra) da mesi.

Si parte in scooter, carichi come le carovane che devono attraversare il deserto. Pronti per affrontare le temperature siderali degli Appennini di notte. Già una volta ci hanno fregato, quanto freddo abbiamo patito.

Attraversiamo l’Italia, dalla parte più larga, dal nord est fino all’Isola d’Elba. Sette ore di viaggio.

sbagliando strada e buttandoci sull’unica via da evitare: la litoranea. Immaginate Rimini, buttatevi dentro e attraversatela. Fiumi di famiglie numerose, in costume da bagno, che vanno al mare e ingorgano la strada. Palloni che arrivano dalla spiaggia e altri diversivi per il pilota. Traghettiamo e arriviamo all’Isola. Subito ci mettemmo in cerca del agognato albergo. Ovviamente sbagliamo strada. La cartina stradale, il nome dell’albergo, il nome della località, la ricevuta del versamento per la caparra, TUTTO A CASA. Tra un’inversione di marcia e l’altra, si cercava di ricordare i nomi mancanti. Quando le speranze arano esaurite, un flusso di sangue, pieno di ossigeno, arriva al cervello della passeggera (copilota e navigatore esperta). Il nome dell’hotel si dipana e diventa chiaro. Con il metodo infallibile del ” Buon uomo”, si prende un uomo, si chiede ” Mi scusi BUON UOMO,  per andare a…….”. Come al solito i primi tre o quattro “Buon uomo” fanno parte di gente che non sa niente di niente, nemmeno esprimersi. Poi si ottiene l’indicazione giusta. Trovato l’albergo, ci presentiamo alla reception.

Ci presentiamo e chiediamo le chiavi della nostra stanza.

La signorina, ci richiede i nomi e ricontrolla le prenotazioni. Non comparivamo sulla lista.

Nessuna stanza prenotata e pagata con i nostri nomi.

La mia compagna si mette a chiedere spiegazioni e insiste perché vengano tirate fuori le e-mail che ci siamo mandati reciprocamente per definire la prenotazione.

Mi resi conto che la situazione diventava insostenibile, non ero nelle condizioni di affrontare una discussione. Mi sdraiai su di una poltrona e ascoltai il diverbio che stava crescendo.  La signorina chiedeva in continuazione se eravamo proprio sicuri di aver dato il nome giusto per la prenotazione e se l’albergo era quello giusto. Finalmente arriva la domanda che  scardina la situazione: “Ma e’ proprio sicura che l’albergo non si chiamasse ……”.

Momento di stasi. L’albergo, dove eravamo entrati, aveva il nome della località e nella località ce ne erano due. Uno giusto e uno sbagliato. Salutammo. L’altro ci stava aspettando.

A.L.

P.s.: Il mio compagno si e dimenticato che mentre stavo per uccidere la signorina ho anche telefonato alla mia migliore amica, che tranquillamente faceva la spesa, costringendola ad andare a casa mia subito, circa 10 chilometri, per mandarmi via fax le prenotazioni e ricevendo come risposta una parolaccia che compromise pericolosamente il mio già precario stato mentale.

D.R.C.

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