OSCAR E BRUNO

Scrivo questa storia in memoria dei mie due zii Bruno e Oscar.

I miei due zii, Bruno e Oscar, erano cognati, soffrivano l’uno verso l’altro di una incompatibilità  quasi epidermica. Mio zio Oscar aveva tantissimi capelli neri, bello, simpatico, latin lover, nonché grande bevitore di alcolici, soprannominato da mio zio Bruno “Trinketto”: dal tedesco trinken uguale bere. La leggenda su di lui era, quando lavorava come primo cameriere del Pedrocchi, che i soldi delle mance delle belle signore erano più dello stipendio. Nel periodo che e’ stato addetto in pasticceria si riscontrarono degli strani ammanchi di Alchermes, noto liquore usato per la bagna del pan di spagna. Per scoprire il ladro, sull’imboccatura della bottiglia fu messa della fuliggine nera.  Mio zio quel giorno rimase tutto il tempo con le labbra nere. Mio zio Bruno era magro, nervosissimo, calvo, precisino, meticoloso e chef. Il soprannome attribuitogli da mio zio Oscar era “7 cavei” dove “cavei” sta per capelli e “7” sta per “innumerevoli”, (vedi anche le famose 7 fatiche, 7 anni di vacche magre e 70 volte 7 ecc. ). Si sa che tra lo chef e il cameriere c’e’ sempre stata competizione, il cameriere ordina cose complicatissime e lo chef fa i dispetti al cameriere: tipo invertire le comande, mandarlo ai tavoli sbagliati, porgergli i piatti roventi. Quell’anno , l’altro mio zio Maurizio aveva in gestione una baita in montagna, nella quale l’ultimo dell’anno si svolgeva una grande festa. Oscar e Bruno erano sempre assoldati per quella sera. Partivano tre giorni prima, con l’NSU azzurra di Bruno, Oscar faceva il passeggero. La sera in cui partirono imperversava una bufera di neve. Nel punto più critico della salita la macchina si fermo’, allora i cellulari non esistevano. Mio zio Bruno decise di mandare Oscar , fornendogli il denaro, a telefonare a mio zio Maurizio, che avendo un fuori strada, avrebbe risolto la situazione. Lui sarebbe rimasto in macchina, nella bufera sotto zero, ad aspettare gli aiuti. Così Oscar si incammino’ nella neve, non sapendo che ad appena duecento metri c’era un’accogliente ristoro. Entro’, l’ambiente era caldissimo e dalla cucina arrivavano invitanti profumi. Si sedete e ordino’ da mangiare e mezzo litro di vino. Dopo due ore si spalanco’ la porta del ristoro, comparve quello che sembrava uno “yeti” congelato, era mio zio Bruno. Mio zio Oscar non aveva telefonato a mio zio Maurizio ma si era anche speso tutti i soldi. Quell’ultimo dell’anno mio zio Bruno riservo’ a mio zio Oscar i piatti più roventi della sua vita.

D.R.C.

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