VIVA LA DEMOCRAZIA

Al tempo delle elementari, mi accompagnava a scuola mio padre, in sella alla sua potentissima Lambretta.

La scuola non distava molto da casa mia, ma eravamo sempre in ritardo.

Mio padre chiudeva tardi il ristorante, ed apriva presto per il bar.

In sella alla potentissima, raggiungevamo la scuola in un lampo, ma nonostante i nostri sforzi arrivavamo sempre a cancello chiuso.

Là mio padre si esibiva in scenate di delirio violento puro, gridava parolacce, si attaccava al campanello e prendeva a calci il cancello.

Io ci ero abituata, il bidello no, nonostante questo “rito” si fosse ripetuto per tutti gli anni delle elementari. Un bel giorno arrivarono anche per me i diciotto anni della maggiore età. La domenica della mia prima votazione, mio padre mi svegliò due ore prima, doveva farmi un discorsetto.

Non che io non avessi capito da che parte stesse tutta la mia famiglia, ma nel caso avessi avuto qualche dubbio. Cominciò dai greci, ha sempre avuto il vizio di prendersi largo, Garibaldi, Mazzini, le guerre mondiali, i padri della costituzione, ecc. Dopo un pò gli si affiancarono due corazzieri, suonò l’ inno di Mameli e fece gli auguri a tutti gli Italiani. Preso dal fervore concluse dicendomi che se non votavo per il tale partito, potevo dimenticarmi dove abitavo. Alla faccia della libera scelta. Mi riempì di fax simili, nel caso non fosse stato chiaro e partimmo verso il seggio. Per la strada incontrai la mia migliore amica con la famiglia e scoprii che anche a lei era capitata la stessa sorte ed anche lei aveva le tasche piene di bigliettini. Nel glorioso seggio numero 68, votavano tutti gli abitanti del mio quartiere, praticamente il 99 per cento votava per lo stesso partito, escluse la perpetua del prete e sua madre ed i due antennisti dell’ultimo palazzo. Quando entrammo nella mia vecchia scuola, fui subito assalita da una potentissima nostalgia, per quel tempo e per la mia rotonda e rumorosa maestra. In corridoio mio padre provava su di me la tecnica dell’ipnosi ripetendomi all’infinito il nome del partito e le preferenze, mentre alla mia amica, che era già nella cabina, il padre sussurrava ad alta voce i numeri delle preferenze, sembrava di essere in borsa.

Da lontano vidi il mio vecchio bidello e lo chiamai, mi raggiunse con la moglie, parlammo un pochino.

Mio padre ci interruppe, forse non voleva far svanire l’ effetto ipnotico.

Ci salutammo, mentre il bidello e la signora se ne andavano, sentii lui dire:”Ti ricordi di questa ? Ma come no è la figlia del matto”.

D.R.C.

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