LA CANDELA

Alle medie,avevo imparato benissimo l’inglese, non perchè fossi particolarmente dotata per la materia, ma per il vero terrore che avevo della professoressa. Lei assomigliava a Gloria Swonson ne,” Il viale del tramonto”, verso la fine, dove l’attrice scende lo scalone con gli occhi fuori dalla testa, i suoi erano mostruosamente evidenziati da una tonnellata di eyeliner. Questa era lei. Era l’unica che aveva il coraggio di prendere a calci il cagnetto volpino del preside, che faceva gli agguati e ti si attaccava alle caviglie.  Aveva sempre dei vestiti da signora anni cinquanta, e la messa in piega come quella della Monroe, volutamente spettinata. Quando la si nominava, l’effetto era lo stesso di Frau Blucher, tutti gli scolari nitrivano. La leggenda narrava  che aveva lasciato il marito, pilota inglese di aeroplani, per un ballerino di colore. Aveva un metodo di insegnamento basato sul terrore, si raccontava di lei, che una volta aveva preso a “sediate” un alunno. Il terrore che incuteva lo si capiva da come si comportavano i “bulletti” della classe, appena entrava essi si prostravano come un gattino si prostra ad un leone. Il suo massimo passatempo era buttare fuori gli alunni dalla classe, per qualunque assurdità, alle volte eravamo più quelli fuori che quelli dentro. Il bidello non faceva menzione al preside della folla in corridoio, lei faceva paura a tutti. Un giorno ci insegnò delle parole con h iniziale, dove la prima lettera appunto la h,  non bisognava pronunciarla. Arrivò in classe con una candela, accese le luci, chiuse gli infissi, io pensavo che ci volesse gassare come gli ebrei nella seconda guerra mondiale. Invece no, voleva fare buio per poi accendere la candela, che avrebbe a sua volta poi posto davanti alla nostra bocca, durante l’ interrogazione. Succedeva questo, tu andavi alla cattedra ti mettevi davanti alla candela pronunciavi le parole, con l’h muta, se sbagliavi la candela si muoveva e tu uscivi con un quattro assicurato ed una nota a casa. Quando fu il mio turno, già allora non reggevo la suspance, appena aprii bocca mi uscì un tale vortice di vento, che la candela si spense all’istante. Ma non passai tanto tempo da sola fuori dalla porta, la ricreazione quel giorno cominciò un’ora prima.

D.R.C.

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