ORNELLA

La prima vacanza che feci senza mia mamma appiccicata, fu insieme a quattro amici, tre ragazze e due ragazzi. Io ero quella spaiata, le altre erano mia cugina e una nostra amica di nome Ornella. Andammo in Spagna con due 127 stracariche di tutto, soprattutto di viveri. Le nostre famiglie, che nella loro vita avevano fatto si e no il viaggio di nozze a Firenze, (andata e ritorno tutto in giornata )erano convinte che la Spagna fosse come l’America, all’arrivo di Cristoforo Colombo. Alla partenza i viveri per affrontare il viaggio erano: tre salami di casa, vascone di insalata di riso, un pollo al forno, il coniglio in umido della mamma di Ornella, una cassa di pesche, una di albicocche, dodici litri di rosso più relativa grappa e tre vasoni di peperoncini sott’aceto. Era il primo di Agosto. Arrivammo al confine tra Italia e Francia. All’ora di pranzo, ci fermammo in una piazzola di sosta, parcheggiammo le auto in modo che i due portelloni di dietro fossero l’uno di fronte all’ altro, con quattro mollette ed un lenzuolo creammo un accampamento degno del Gran Visir. Così sistemati ci approntammo per affrontare il pranzo di “Natale”, mancava solo il panettone. Mi accorsi, che un pò più in là, si erano fermati due motociclisti. La differenza tra i miei amici e loro, era: loro in pelle nera sotto un sole da deserto e i miei amici in mutande sotto l’ombra. Mentre facevo questa considerazione, mi accorsi che uno di quei “machi” guardava dalla mia parte. Rimasi lusingata, perché mai prima di allora, ero stata  neanche per sbaglio, osservata da qualcosa che avesse a che fare con un “maschio”. Mia cugina, per così dire che era la più “navigata”, mi disilluse subito, dicendomi che i “belloni” non guardavano me, ma i piatti. Così invitammo i due, che rivelatisi poi tedeschi, dimostrarono una fame antica. Abbandoniamo per un pò il diario del viaggio per spendere due parole su Ornella. Lei  tutt’ora  vive in un mondo quasi parallelo, ma non del tutto reale. Era a quell’epoca fidanzata con un vigile urbano, possessore di una pazienza che rasentava la disperazione. Perchè la tragedia era che, con Ornella, c’erano due soluzioni o assecondarla o uccidelra. Nessuno ha mai messo in atto la seconda, visto che è ancora qua a scassarci le balle a tutti. Ritornando al viaggio, Ornella aveva tentato alla partenza di piazzarci in macchina: il tailleur, il phon, due ombrelloni, sei cambi di asciugamani e due cappelli di paglia enormi, che non bisognava schiacciare. Naturalmente niente di tutto questo prese mai la via verso la Spagna. Riprendemmo il viaggio, arrivammo a metà della Francia  a sera fatta. Trovammo un campeggio, che era anche maneggio. Montammo una tenda sola, appendemmo i tre salami all’albero, visto che erano ormai cotechini,essendo rimasti tutto il tempo nel bagagliaio. Bevemmo un te e cercammo di andare a dormire. Il primo problema fu la sistemazione, perché Ornella non voleva dormire vicino all’entrata, ma nemmeno in mezzo e neanche in fondo. Questa discussione dopo diciotto ore di macchina avrebbe fatto scoppiare chiunque. Il mio amico vigile, si limitò a dirle che se continuava a rompere avrebbe dormito da sola in macchina. Allora lei decise di sistemarsi in fondo alla tenda. Nel tempo ebbe bisogno di andare: in bagno due volte, dell’acqua, delle pillole e del golfino. Tutto questo sù e giù su i mostri corpi che tentavano di trovare un pò di riposo. Ma l’apoteosi successe quando cominciò a dire che non dormiva per il rumore, erano ormai le due. Sotto la spianata, dove avevamo campeggiato c’era il bar del campeggio, io che avevo fatto un giro, avevo visto certi tipi, sembrava che avessero aperto le porte di Alcatraz. Lei cominciò a pregare il vigile di andare a dire a quei ceffi di fare silenzio, perché non riusciva a prendere sonno. Il vigile la mandò a quel paese. Allora lei, con il candore di Haidi, ci calpestò, usci e sentimmo la domanda:” Scusate siccome siamo in viaggio da stamattina presto e siamo veramente tanto stanchi, potreste fare un pò di silenzio?” La risposta fu un lunghissimo e profondissimo pernacchio. Sentimmo i suoi piccoli passi avvicinarsi e una volta entrata disse al fidanzato:” Hai sentito cosa mi hanno fatto? Vai tu adesso” Penso che il mio amico vigile l’ abbia soffocata senza neanche un lamento. Al mattino trovammo i salami-cotechini divorati, non si  seppe mai se i cavalli francesi erano anche carnivori o se ad Alcatraz non si servivano salami-cotechini.

D.R.C.

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