RAPINA CON TACCHINO

Quando si lavora in un negozio, può capitare di avere a che fare con chi non ha alcuna intenzione di pagare quello che ha consumato. Questo era quello che mi capitò, per quasi quattro anni, durante la contestazione giovanile a cavallo tra il 1970 e il 1980. I modi, per non pagare, erano vari e fantasiosi. Il più divertente furto, fu di un ragazzo che, togliendolo dall’affettatrice, si mise sotto il braccio un salame intero, mi salutò e provò ad uscire. In quegli anni avevo lo scatto di un felino e la faccia di bronzo. Nel tempo, l’abitudine di non pagare, si perse. Non per questo, qualche maldestro tentativo di sottrazione, sopravvive tuttora. Ricordo ancora quel cliente, che nel tentativo di non spendere altro che il buono pasto, ordinava solo la pizza, andava in bagno a bere l’acqua e mentre si avvicinava all’uscita si intascava il pane dei tavoli. Intascava, proprio così, nel senso che si metteva in tasca il pane. Aveva, d’estate, dei vecchissimi pantaloncini corti, con il pane in tasca, diventava una strana silhouette, magrissimo con dei grossi fianconi. Allora lavorava con me una ragazza albanese, fu lei che si accorse per prima. Si arrabbiava perché io non dicevo niente al cliente. Un giorno, dopo aver visto ancora una volta il furbetto prendersi il pane, lo raggiunse alla cassa e gli disse, porgendogli il cestino vuoto:” Scusi si è dimenticato questo.” Tengo a precisare che non si trattava di un indigente, ma di un dirigente. Noi pranziamo, dopo il lavoro,  tutti insieme è il momento migliore della giornata, fu in quel momento, che qualcuno provò a rubare il registratore di cassa. La cuoca andò a farsi un caffè e ci sgridò, perché il tavolino davanti al banco aveva la tovaglia in disordine. La tovaglia, era in disordine perché nascosto dentro c’era il registratore di cassa, ma senza la cassa, rimasta al suo posto. Visto e considerato che con il calcolatore si può a malapena giocare al fruttivendolo, meglio lasciar perdere. Avevo già messo in preventivo, nella mia carriera, la possibilità di essere rapinata, ed avevo già previsto una resa, senza condizioni: consegna immediata dell’incasso ancor prima della richiesta. Una sera di sabato, sarà stata l’una, stavamo finendo di sistemare i bicchieri in banco, la porta era aperta. Dall’altra parte della strada vedo due tipi fermi da un pò, ad un certo punto, uno di loro attraversa la strada, entra e mi chiede una birra. Io gliela servo, lui ne beve un pò, poi fa  cenno a quello fuori di avvicinarsi, ma l’altro rimane al suo posto. Il tipo si avvicina al banco e sporgendosi mi dice:” Signora tu puoi?” A quel punto mette la mano dentro l’impermeabile. Penso:” Questo è il momento” ,credo di essere diventata pallida, sudata, con gli occhi fuori dalla testa. Il tipo guardandomi meglio, mi ripete sottovoce, con la mano sempre dentro l’impermeabile:” Signora tu puoi”, ma questa volta con tutta la frase completa;”cucinare questo?” QUESTO, era una coscia di tacchino cruda che teneva nella tasca dell’impermeabile. Al momento dell’estrazione della coscia ho fatto un salto indietro, lui accortosi dell’equivoco, guardando l’altro che era arrivato, si fece una grossa risata. Io dal mio canto gli dissi solo:” Se te ghe da fregare na roba, almanco freghea cota, chea vaca de to mare.”

D.R.C.

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