COCCO BELLO

Una sera, di alcuni anni fa, la mia amica Ornella decise, per festeggiare il suo compleanno, di portarci a mangiare il pesce a Chioggia, sul mare. Si era organizzata, con un sondaggio a tappeto, per sapere dove mangiare pesce fresco e buono. Era un novembre nebbioso, come solo chi abita nella bassa padovana conosce. Il ristorante prescelto era Al Buon Pesce.  Eravamo entusiasti, anche perche’ oramai le occasioni per uscire tutti insieme sono veramente poche. Arrivammo a Chioggia in una serata da film dell’orrore, non si vedeva ad un centimetro dal naso, bevemmo un aperitivo e ci avviammo verso il ristorante. Dopo un dieci minuti di passeggiata, l’Ornella ci confesso’ che non si ricordava piu’ la calle, cosi’ si chiamano le stradine di Chioggia, dove era il ristorante. Il viale centrale e’ uno solo, cosi’ ci dividemmo un po’ a sinistra sotto i portici ed un po’ a destra. La nebbia faceva da padrona, al punto che ci tenevamo in contatto solo vocalmente. La citta’ era deserta. Dopo un po’ scorgemmo un signore anziano piccolino, che con le mani in tasca passeggiava. L’Ornella si avvicino’ al signore e gli chiese:” Scusi buon uomo, saprebbe dirmi dove si trova il ristorante Al Buon Pesce?” Ed il signore:” Turkai!” L’Ornella guardandomi come per dire:” ma cosa dice sto qua?” Ripete ancora la domanda. Cosi’ il signore:”Turkai!” Allora Ornella:” No, mi scusi buon uomo, se le chiedo Al Buon Pesce mica lei mi puo’ rispondere Turkai cosi’.” Allora dalla nebbia si levo’ potente la voce di un uomo solo, ma era la voce di tutti:” Ornella e’ turco.” Se non fosse bastato aver incontrato l’unico turco del nord Italia, il ristorante era chiuso. Finimmo la serata in un pub, con patatine fritte stantie e bruschetta agliatissima. Per non perdere l’occasione, di rivederci ancora tutti a cena, decisi di invitare tutta la banda a casa mia il giorno dopo. Tutti portarono qualcosa, chi vino, chi gelato, chi torta, l’Ornella porto’ due noci di cocco. Quando fu l’ora del dessert, la mia amica si offerse per preparare il succulento frutto tropicale. Da subito, ci furono accese discussioni, su come affrontare il problema dell’apertura. Si sega, si sbatte a terra, si colpisce in un punto segreto con il coltello (questo doveva aver guardato tanto Tarzan da piccolo), si da un colpo con il martello e da ultimo si stappa col cavatappi (cosi’ dopo il botto ci saremmo pure fatti gli auguri). Alla fine venne deciso, che chi aveva avuto l’idea di portare il cocco se lo doveva anche aprire. Il cocco fu portato su ordine di Ornella sul davanzale della finestra della mia camera da letto, che dava sul giardino condominiale, appoggiato su un tagliere. L’Ornella fu armata di un grosso martello. Colpi’ con tutta la forza. Il cocco spari’ inghiottito dalle tenebre. Il resto della serata lo passammo,con le torce, battendo palmo a palmo il giardino condominiale, senza pero’ mai trovare il fuggitivo cocco. Il giorno dopo un volantino appeso alla cassetta della lettere diceva cosi’.   SMARRITO COCCO DI TAGLIA MEDIA CHI LO TROVASSE E’ PREGATO DI RESTITUIRLO AL PROPIETARIO  CHE LO ATTENDE CON ANSIA. DOPO L’INCIDENTE SICURAMENTE BISOGNOSO DI CURE.

D.R.S.

Aggiunta a posteriori, io e lei eravamo vicini di casa e precisamente un balcone davanti all’altro, dopo aver sentito questa storia le confessai che anch’io persi un cocco, con le stesse modalità di apertura, solo che al posto del martello c’era un grossissimo coltello da macellaio.

A.L.

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