LA PARTENZA

Così anche giugno è arrivato. Giugno è il mese della fine della scuola, delle discussioni su dove si va in vacanza quest’anno, delle prime partenze. Fra le razze migratorie di Giugno ci sono, le mamme. Mamme che migrano per pochi giorni e altre come la mia per tre mesi. Mia mamma va in vacanza da circa 25 anni, con sua sorella Mirella, a Sant’Orsola Terme, ridente località del Trentino famosa per la produzione dei frutti di bosco. Alloggia in un grande appartamento, i proprietari sono montanari, cioè vivono facendo i mestieri di una volta. Questa parte di valle mantiene ancora intatte tradizioni e linguaggio, i suoi abitanti sono Mocheni. Molti anni fa mia madre vedendo l’aspetto sommesso e i modi semplici dei proprietari dell’appartamento, si era messa in testa che fossero poveri. Per due mesi, prima della partenza, il nostro soggiorno sembrava il deposito della Croce Rossa, sacchi e sacchi neri ovunque. Dopo qualche tempo, parlando con il direttore della piccola banca, venne a sapere che quei “montanari,” erano dei ricchissimi proprietari di terre, boschi e case. L’ anno dopo il soggiorno era completamente sgombro. La partenza è vissuta come un momento epico. Con mia madre parte anche mia zia Mirella, la donna con i capelli che prevedono il tempo, la quale è felicemente zitella ed è l’esatto opposto di sua sorella. Una è apprensiva e sempre agitata , l’altra pacifica e spesso meditabonda. Sono come il tritolo e la miccia. Mia madre si prepara con mesi di anticipo, tanto che quando mi parla ad Aprile, mi chiede di uscire per salutarci per la partenza. Al che rispondo, da 25 anni, che mancano due mesi alla partenza e lei, a sua volta:” Do mesi pasa in un atimo.” Si fa sempre una prima incursione dove viene portato in montagna la solita quantità di cose che non vengono neanche sfiorate, ma non si sa mai. In seconda poi, la vera partenza. Mia madre, prima di quella data, fa dei raid a casa della Mirella, per controllare che tutto sia a posto, ma non c’è mai niente a posto. Dopo il raid, mia mamma, ha due giorni di tachicardia, mia zia se ne frega altamente. Fra i tanti controlli, c’è quello del telefono, per vedere se mia zia si porta il cordless in camera da letto. Così mia mamma può romperle le scatole quando vuole. Lei dice che è una questione di sicurezza, io so che è solo invidia, perchè mia madre dorme la notte solo quattro ore e mia zia dodici. Partono con la seicento rossa e i due gatti di mia madre, strapiene di bagagli e viveri, perchè ” a verdura costa un saco là”. A due chilometri c’è un ipermercato che sembra un paese. Mia mamma va in montagna con la Mirella perchè, poverina con il caldo a Padova come fa. Ma la verità è, che è mia mamma, che non sopporta il caldo. Vanno in montagna e là litigano per tre mesi di fila. Ogni volta che telefono mia madre sta per uccidere mia zia, oppure è mia zia, che con calcolata ferocia la sta facendo suicidare. Il successo delle vacanze dipende da quante amichette la vanno a trovare, fungendo da parafulmini. Tutti gli sforzi di mia madre sono imperniati nel far cambiare abitudini a mia zia, sveglia alle 7 invece che alle 11, pranzo alle 12 anzichè alle 15, cena alle 19 anzichè alle 23 e a letto alle 22 anzichè alle 3. Dopo tre mesi di quest’ Irak, mia madre torna con i nervi a pezzi e quattro chili di meno. Mia zia ed i gatti, rilassati e con quattro chili in più. Il primo discorso che mi fa appena tornata è:”Basta se l’ultima volta che vago sù, no voio miga morire par to sia.”( basta è l’ultima volta che vado sù non voglio morire per tua zia) Come sempre dopo un mese io faccio la domanda di rito:” Quanti soldi di caparra hai dato per l’anno prossimo?” E lei :” I stesi de l’ano pasà:”

D.R.C.

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