PATARO

L’altra sera e’ venuta a cena la mia amica Francesca, con lei abbiamo rispolverato i vecchi tempi. I genitori di Francesca, Dante e Fidalma avevano un bar poco distante dal mio negozio. Come tutti, in quell’epoca, frequentato da personaggi unici, Modugno che portava i calzoni tirati su’ con le bretelle cosi’ tanto da sembrare delle bermuda. Prendeva il caffe’ risrtetto con quattro cucchiaini di zucchero e scroccava sigarette a cui toglieva il filtro. Con i filtri andava poi in piazza del Santo per lanciarli ai piccioni e vedere la delusione dei pennuti ingannati. Italo Comis, ovvero il fratello gemello di mio zio Oscar, gemellati nella passione per il vino e per le donne. Dopo una serata allegra si accompagnavano a casa l’un  altro salutandosi con abbracci e baci. Rituale che durava delle ore. Al mattino dopo si davano del lei. Un giorno Dante decise di cambiare il banco del bar, spese tanti soldi, mi disse Francesca, ne era veramente orgoglioso. Una sera Italo, che al bar aveva un antagonista, Pataro Olivo, decise di dimostrare quanto di piu’ elaborato aveva imparato, lavorando al Des Bain di Venezia. Decise di esibirsi in un flambe’.  Mezz’ora dopo al bar di Dante c’erano i pompieri, fortunatamente pochi danni al meraviglioso banco di acciaio. I danni piu’ seri li ebbero, Italo che lamento’ una vistosa stempiatura, Dante con un occhio pesto, scivolando sul bagnato e Modugno ustioni alla mano destra nel tentativo di sottrarre a Dante un pacchetto nuovo di Mildesorte. Quello che mi accomunava a Francesca, era l’avere letteralmente adottato, Pataro, io al mezzogiorno e lei la sera. Pataro era un vecchio cameriere,  la vera reincarnazione di un cammello. L’aspetto, l’andatura, il colore dei capelli a piccole onde, la bocca ed il continuo brontolio. Aveva in giovinezza sposato una signora, ma poi si erano lasciati. Una volta provai ad indagare, lui mi disse che la signora si comprava anche un paio di calze al mese e quando mangiava una mela se la mangiava tutta. Potrete cosi’ rendervi conto, dei livelli di spaventosa taccagneria posseduta. Quando lavorava, con me in sala, mi piaceva lasciargli le mance, perche’ mi raccontava che i soldi li lavava e li stirava. Quando lavava la biancheria, con il Vernel, non gettava via l’acqua, ma la usava come bagno per lui, i suoi capelli avevano lo stesso profumo dei miei reggiseni. All’ora di pranzo, mangiava invariabilmente riso, due etti di riso e si preparava in un piattino, mettendolo in esposizione sul banco freddo in vetrina, le sue pillole. Un giorno un tedesco entro’ al ristorante per comprarle, pensando che fossero caramelle fatte in casa. Pataro si aggirava per i tavoli con passi piccoli e velocissimi in un completo scuro vecchissimo, borbottando un, BOH, BOH, BOH, BOH. Un giorno con la CGIL anziani organizzarono un viaggio turistico in Romania per vedere le bellezze del paese, dissero. Invece il motivo vero era l’importazione illegale di Gerovital, l’antenato del Viagra, per arrotondare le entrate. Partirono uomini e donne, Pataro accompagnato dalla Maria, antica colonna del PCI padovano. La Maria era famosa per le sue tagliatelle che ti costringeva a comprare per sostenere il partito. Quando tornarono dal viaggio, venne organizzato al ristorante un piccolo mercato abusivo di Gerovital. A detta dei vecchiotti funzionava alla grande, a detta delle signore erano solo delle gran balle, provare per credere. Cosi’ Pataro realizzo’ un buon guadagno, ma non si monto’ mai la testa. Continuo’ ad andare dalla Francesca, per cena, il suo cappuccino senza schiuma bello dolce riempito con un bel pacchetto di crackers.

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