Alcuni anni fa trascorremmo le vacanze estive in Sardegna. Partimmo in scooter, per arrivare in un piccolo paesino di nome Seneghe, dove una nostra cara amica ha un piccolo ristorantino slowfood. Il territorio e’ bellissimo, le spiagge del parco naturale del Sinis sono incantevoli, tutte formate da piccoli quarzi, magnifico il sito archeologico di Tarros. La vacanza come al solito si divideva equamente, in giorni al mare ed escursioni nel territorio. Un giorno organizzammo una gita ad Alghero. All’andata percorremmo la litoranea, dove si trova anche la bellissima Bosa con il suo fiume ed i suoi capolavori di filet lavorati per strada da signore con le mani d’oro. Un viaggio bellissimo con la costa che si snoda tra paesaggi selvaggi, rupi rosse, il blu ed il verde smeraldo del mare. Alghero e’ bellissima tutta l’architettura ricorda la Spagna. Camminando per le calli, scorgemmo la cattedrale. Entrammo un po’ per visitarla, un po’ per il fresco che emanava, un po’ per le note dell’Ave Maria, che giungevano dall’interno. Tutto l’insieme era veramente una bella cosa. Mentre ce ne stavamo tranquillamente seduti nella beatitudine del momento, venimmo intercettati dal parroco. Ci saluto’ e ci chiese se eravamo li’ per farci battezzare. Io dovetti far mente locale, il mio compagno, che in gioventu’ aveva quasi intrapreso la carriera ecclesiastica, rispose che eravamo la’ per diletto. Il parroco ci disse che di li’ a poco ci sarebbe stato un matrimonio, ci chiese se anche noi ci saremmo sposati presto, io lasciai la risposta al mio lui, per vedere fin dove si sarebbe spinto con le balle. Lui invece con classe e distacco disse che ci saremo sposati a settembre. SPERGIURO e per giunta nella casa del Signore. MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE. Lo guardai a bocca aperta, ma tralasciai ogni commento. Lo perdonai soltanto perche’ il prete gli fece portare, per farsi aiutare o per testare quanto di chiesa eravamo, i libri per la messa sull’altare. Lui che era stato capochirichetto, mi fece fare un gran bella figura. Da quel momento senza saperlo non avevamo piu’ vie di fuga, cosi’ in bermuda e canottiera, partecipammo al matrimonio. Ci trovammo tra i primi banchi tra signore vestite in lungo e signori in abito da cerimonia. Io cercai di mantenere un atteggiamento piu’ schic possibile. Gli sposi presero i loro posti e pochi secondi dopo il prete se ne usci’ dicendo:” Oggi dobbiamo comportarci bene, perche’ tra noi ci sono due prossimi sposi di Padova.” Tutta la chiesa si giro’ verso di noi. Noi con due sorrisini idioti a fare cenni di assenso. Mentre all’unisono pensavamo in che cavolo di situazione ci eravamo trovati. Io non so gli altri ma noi abbiamo spesso di queste fortune. Il parroco che sicuramente era il piu’ grande saccente di bibbia dell’universo, comincio’ a sottoporre i poveri sposi con un fuoco di fila di domande, come al catechismo. lo sposo preso in contropiede si stava sciogliendo dal sudore. La sposa non alzava piu’ la testa, i testmoni a loro volta non l’abbassavano piu’. L’apoteosi si raggiunse quando l’implacabile prete chiese cosa volesse dire ministro di Dio. Un silenzio mostruoso dilago’ nella chiesa, lo sposo paralizzato dal terrore, la sposa quasi piangeva. Guizzi di sguardi terrorizzati percorrevano i volti esterefatti. Il prete preso da un parossismo mistico, riformulo’ la domanda e ci inceneri’ con uno sguardo. Per fortuna che il mio compagno sapeva la risposta. Prete appagato, sposi salvati, invitati sollevati. La messa riprese finalmente, anche perche’ noi quella sera, dovevamo andare a Cabras tempio della bottarga, a cena. Riuscimmo non senza difficolta’ a lasciare l’allegra compagnia. Ma purtroppo per l’ora gia’ tarda decidemmo di spostare ad un altra sera la bottarga e di ritornare a Seneghe. L’IPOTENUSA E’ MINORE DELLA SOMMA DEI DUE LATI. NON SEMPRE. O perlomeno il tempo di percorrenza alle volte puo’ essere diverso. E si’ perche’ se alle 20 si decide di partire da Alghero senza fare la litoranea perche’ lui dice che tagliando all’interno si fa prima, si rischia di diventare un mito. Cosi’ ci avviammo in scooter, bermuda, canottiera, magliettina di cotone, su per il Montiferru. Piu’ o meno mille metri alle dieci di sera, buio pesto, brume ogni dieci metri e centinaia di occhietti di cinghiali dal fitto del bosco. Io ho fatto quasi tutto il percorso con le ginocchia sulle orecchie e lui che mi documentava di leggendari attacchi di branchi di cinghiali. Mi ricordavo che i sardi avevano i suini avvezzi alla carne umana. Arrivammo distrutti e congelatissimi al piccolo ristorantino della nostra amica, che vedendoci arrivare stravolti a quell’ora ci chiese il perche’. Noi raccontammo tutta la storia, ma arrivati a nominare il Montiferru, tutti i sardi presenti, si voltarono. Lei disse a tutti che i padovani si erano fatti il Montiferru in scooter di notte. Nello stupore generale scoprimmo che nessuno aveva mai avuto un idea tanto idiota. Scoprimmo poi, che quell’episodio era solo una bazzecola in confronto a quello che ci capito’ durante e dopo quella vacanza. Che Gesu’ Bambino se la fosse presa per quella piccola balla del matrimonio? Ah, perche’ voi non sapete ma sono passati anni da quel settembre in cui mi doveva sposare.
D.R.C.