Non so se qualcuno o forse qualcuna guardando una vetrina ha visto esposto qualche volta l’oggetto del desiderio. Penso tutti. A me e’ successo spesso da ragazza, adesso molto meno. Una volta se non riuscivo ad avere “la meraviglia” cadevo per un certo tempo, dai cinque minuti alla giornata, in uno stato di tristezza profonda. Diversi anni fa non c’erano tanti negozi, i pochi alla moda erano carissimi, i prodotti di moda di importazione americana, erano trattati in bellissimi negozi del centro. Con la mia amica di sabato facevamo il solito giretto, il giro di tutte le bancarelle fricchetone che vendevano bigiotteria, una tappa alle vetrine del negozio che vendeva biancheria intima sexy-di classe, la mozzarella in carrozza con la coca cola al PAM ed ultime le visioni del negozio piu’ figo di scarpe e quello di jeans. Portavamo a casa tanti sospiri ed i soliti orecchini da zingarona. Ma venne il tempo in cui cominciai a lavorare ed a riuscire a risparmiare un pochino. Attesi con ansia l’inizio dei saldi, perche’ erano mesi che facevo l’agguato ad un paio di scarpette che sembravano quelle di Sherazade. Erano tipo ballerine, bianche con degli arabeschi dorati, un vero capolavoro. Riuscii finalmente a possederle. che delizia. Quell’anno me le portai in vacanza in campeggio, non perche’ ci sarebbero state delle occasioni mondane per sfoggiarle, ma per il semplice motivo che non riuscivo a stare lontano da loro. Un giorno decidemmo, io e il mio moroso di allora, di accompagnare dei nostri amici a vedere il mercato di Zara e per l’occasione,”mondanissima” decisi di indossare le mie meravigliose scarpette. Questo bellissimo mercato comprendeva una parte tutta dedicata agli artigiani del Montenegro, artisti nelle lavorazioni di metalli, legni, terrecotte. Arrivammo davanti all’entrata della parte artigianale, i miei amici e il moroso decisero di tuffarsi tra i banchetti, io avevo un gran caldo e decisi di aspettarli all’ombra di un bell’albero. Ad un certo punto mi si avvicina una signora montenegrina e mi chiede, guardandomi attentamente le scarpe, quanti soldi volessi per cedergliele. Naturalmente mi stupii, non avevo memoria di scarpe comprate direttamente da chi le indossava. Declinai gentilmente la richiesta. Non l’avessi mai fatto, questo innesco’ una reazione a catena, dovuta al fatto, lo capii dopo, che la trattativa alletta ancora di piu’ il commercio. In sequenza mi fu proposto come baratto: una scatola intarsiata, una scacchiera, un paio di sandali di cuoio, due paia di ciabatte bellissime, un tavolino da gioco con scacchiera incorporata, niente non cedetti, perche’ io le mie meravigliose scarpette le adoravo. Dopo un po’ di tregua, mi si presenta davanti un ragazzone bruno, forse il rappresentante di Mister Montenegro, niente male. Devo aggiungere che il mio moroso dell’epoca era piccolo magro e un po’ bruttino, ma come si suol dire l’amore e’ cieco, finche’ uno non ha il termine di paragone. Il “fusto” mi chiese cosa mi dovessee dare per avere le scarpette, voleva regalarle alla sorella, a quanto avevo capito. Nel mentre arrivarono i tre, il moroso mi chiese cosa volesse sto tipo da me. Appena il “fusto” si accorse che tra me e lui c’era, per cosi’ dire, una certa confidenza, guardandolo dalla testa ai piedi, mi disse con un sorrisone :”Io do te una notte di amore.” Naturalmente quell’altro sentendo cio’ si incazzo’ credendo che io avessi in qualche modo attirato il “fusto.” Il “fusto” a sua volta:”Io do a te due notte di amore.” Litigammo tutto il ritorno, ma daltronde come fa un uomo a capire quanto puo’ essere magico un paio di scarpette.
PS: E una donna quanto tempo ci mette a capire di desiderare veramente un fusto?
D.R.C.